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STATO DELLA
CHIESA
(o Stato pontificio, I secolo-1870). La
formazione del patrimonio temporale della Chiesa romana risale a una serie
di donazioni fondiarie (secoli IV-VI). Nell'insufficienza del potere imperiale
bizantino, il patrimonium Sancti Petri divenne la base territoriale
per l'azione politica della sede apostolica nell'Italia centrale: con
gli accordi tra papa Stefano II e Pipino il Breve (754) poggianti sulla
Donazione di Costantino, essa figurò
come autorità sovrana su vasti territori compresi tra il Po e Benevento.
Con la Riforma gregoriana il papato si liberò
della giurisdizione tutelare esercitata dall'impero sulle terre della
chiesa. Dal XIII secolo in poi i papi elevarono la sovranità diretta
sul loro territorio a garanzia della libertas ecclesiae. Innocenzo
III (1198-1216) divise lo Stato pontificio in quattro province,
affidate a rettori: Campania (basso Lazio), Patrimonio (alto Lazio),
ducato di Spoleto, marca di Ancona. Durante la cattività
avignonese (1309-1377) il controllo dello Stato pontificio venne ripreso
dal cardinale Albornoz, che con le Constitutiones
(1357) diede a esso una legislazione unitaria, rimasta in vigore fino
al 1816. Non fu però eliminato il problema delle signorie detenute
come vicariati del papa, rafforzatesi durante il Grande scisma
(1378-1417): il loro smantellamento, avviato nel Rinascimento mentre lo
Stato pontificio si inseriva nel sistema politico delle potenze europee,
fu portato a termine da Giulio II (1503-1513) con il recupero di Bologna,
Perugia e della Romagna. Il papato della Controriforma utilizzò
le risorse statali come supporto finanziario per il rilancio del suo universalismo;
tali esigenze portarono con Sisto V (15851590) all'adozione di riforme
centralistiche nell'amministrazione dello stato, affidate alla Con-sulta
e poi alla Congregazione del buon governo, che tuttavia non poterono vincere
la rete dei particolarismi che, complice il nepotismo e i favori della
corte, bloccarono nei secoli XVII-XVIII lo sviluppo economico e sociale
dello Stato pontificio in una rete di gerarchie parassitarie. Sopravvissuto
fino a Napoleone, con la costituzione del Regno d'Italia esso venne privato
delle regioni più sviluppate: perdita di Emilia-Romagna con la
pace di Tolentino (1797) e annessione delle Marche nel 1809. La sua esistenza,
salvata dal cardinale Consalvi al congresso di Vienna (1815) ed emendata
da Pio IX con la concessione dello Statuto (1848), fu dichiarata finita
dalla Repubblica romana (1849) e poi cancellata dalle truppe piemontesi
che conquistarono i territori dello stato (1859-1860) e poi la capitale
(1870). Vedi anche potere temporale.
M. Pellegrini
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